Difficile non rimanere incantati di fronte a tanta bellezza!
Tutto nel Sacro di Birmania si inserisce in un disegno perfetto fatto di armonia, grazia ed eleganza: gli occhi di un blu profondo come due magnifici zaffiri e il mantello chiaro dorato con le punte più scure. La sua nota distintiva, la vera chiave del suo successo, sono però quegli incredibili “guanti” bianchi alle quattro estremità che gli hanno valso l’appellativo di “aristogatto”.
Inutile dire che proprio il suo aspetto è stato la fonte di ispirazione di storie e leggende a dir poco fantastiche ma che soprattutto gli hanno regalato il titolo di “Gatto Sacro”.

 

 

     

 

Si dice che nell’antichità il Sacro di Birmania sia stato amato e venerato perchè ritenuto detentore di virtù e poteri soprannaturali. Ha ispirato storie affascinanti circa le sue origini al punto da diventare protagonista indiscusso di una fantastica leggenda.
Si narra che gli antichi Khmer, un popolo insediato nell’attuale Birmania, costruirono diversi templi, uno particolarmente splendido, era quello di Lao -Tsun sorto in onore del dio Son-ho e della dea Tsun -kian-kse la divinità che presiedeva alla reincarnazione delle anime. All’interno del tempio la statua della dea era d’oro massiccio ed i suoi occhi erano formati da due enormi e preziosissimi zaffiri blu. In questo luogo sacro vivevano insieme monaci Kittahs e 100 gatti bianchi che loro stessi amorosamente accudivano. Si credeva che, dopo la morte, le anime dei monaci avrebbero fatto ritorno al tempio reincarnandosi in questi bellissimi gatti sacri.
Mun-ha era uno dei sacerdoti più saggi e rispettati del tempio, una notte, mentre pregava di fronte alla divinità, una banda di terribili razziatori uccisero il povero sacerdote. Il gatto si accucciò sulla testa del suo padrone morto e fissò intensamente la dea.
Si verificò un evento miracoloso: subito il suo mantello bianco divenne dorato come la luce irradiata dal corpo della dea. I suoi occhi gialli divennero blu come gli zaffiri ed i suoi piedi, a diretto contatto con il corpo venerabile del padrone morto, rimasero bianchi a simboleggiare la sua purezza.
Da quel giorno anche gli altri 99 gatti del tempio acquisirono i colori di Shin e furono da tutti considerati ‘Sacri’.

 

Nel 1919, il francese A. Pavie e l'inglese G.Russel in un difficile frangente ebbero occasione di aiutare i monaci Kittahs che dalla Birmania, in segno di riconoscimento, gli inviarono in Francia due dei rarissimi e preziosissimi gatti birmani da loro stessi allevati e ritenuti sacri. Uno di questi, il maschio, morì durante il viaggio e l'altro, la femmina, partita dal tempio già gravida, partorì a Nizza la sua cucciolata. Un'altra ipotesi, anche se meno affascinante, ritiene che siano nati in Francia in seguito ad accurate selezioni e incroci tra il siamese e altri gatti a pelo lungo.

 

Il Sacro di Birmania è un magnifico gattone, grande e massiccio. La sua imponente struttura, però, non penalizza grazia ed eleganza, virtù che sono insite nel suo portamento.
Taglia: media (il maschio adulto raggiunge il peso di 6-7 kg, la femmina raggiunge al massimo 4-5 kg)
Testa: ha le guance piene e rotonde, la fronte leggermente bombata
Orecchie: abbastanza piccole con punte arrotondate e leggermente inclinate, non troppo dritte sul cranio.
Occhi: arrotondati e leggermente ovali, grandi e di un colore blu intenso.
Naso: di media lunghezza, senza stop con una lieve depressione, è anche chiamato “naso romano”.
Zampe: corte e forti con piedi rotondi; i guanti nella parte posteriore devono avere la forma di una "V" rovesciata.
Coda: di lunghezza media, a forma di pennacchio.
Mantello: è da lungo a semilungo a seconda delle parti del corpo. La tessitura è setosa e morbida. Ha poco sottopelo.
Colori: sono possibili tutte le tonalità di color point ( a punte colorate). Le punte includono: muso, orecchie, zampe, coda e genitali. Le punte sono sempre uniformi e in netto contrasto con il colore del pelo del corpo e del ventre. Oltre ai colori base seal, blue, chocolate, lilac, red e cream, squame di tartaruga (tortie), il Sacro di Birmania può avere anche i classici colori con marcature o striature più scure (tabby). Soltanto in esemplari adulti il colore risulta pienamente definito.
 Vita : la media di vita è oltre i 15 anni

 

Fedele e molto affettuoso, è tranquillo ed equilibrato.
E' un gatto casalingo, ma molto vivace: si adatta alla vita in appartamento. Ama giocare ed arrampicarsi.
Convive anche con gli altri gatti. Ha una forte e spiccata personalità.
Non è chiacchierone anzi, ama parlare con gli occhi, gli sguardi e con tutto il suo corpo.
E’ un gatto esuberante che da cucciolo ama giocare fino allo sfinimento ma che non si risparmia neppure da adulto.
Adora la compagnia dei bambini e soprattutto ama giocare con loro.
Si addice, proprio per la sua affettuosa e costante presenza, alle persone anziane o a chi passa molto tempo in casa.
Si addice pertanto a tutti coloro che non cercano un gatto-sprammobile ma un animale-amico, un compagno con cui dividere ore di serenità e di gioco.

 

Il mantello del Birmano, caratterizzato da un pelo morbido e setoso, difficilmente tende ad annodarsi, per questo è sufficiente spazzolarlo un paio di volte alla settimana. Durante la muta va spazzolato con più frequenza.
Poichè il sacro di birmania è un gatto con poco sottopelo, soffre molto il freddo; quindi occorre fare attenzione alle temperature rigide e alle correnti d'aria.

 

E’ risaputo che i cuccioli hanno una grandissima vivacità che associata all’innata curiosità e incoscienza, possono portarli verso pericolose avventure anche all’interno dell’ambiente domestico.
Disgraziatamente molti degli oggetto che un gatto può scovare in casa possono rivelarsi pericolosi: alcuni possono provocare bruciature, altri tagli o perfino malori mortali. Conviene dunque, prima di diventare proprietari di un gatto, cercare di individuare le fonti di pericolo per poi prevenire ogni incidente.
Divenuto adulto, il gatto è, in linea di massima, più calmo e ragionevole.
Tra le maggiori tentazioni per un gattino rientra tutto ciò che ha più o meno la forma di una cordicella e che, essendo particolarmente facile da afferrare con la bocca si lascia rosicchiare, trascinare e mordicchiandolo potrebbe ingerirlo con conseguenze estremamente pericolose.
Anche i fili elettrici costituiscono quindi delle prede ideali, dato che è molto piacevole per un gattino mordicchiare quella plastica tenera, con conseguenze prevedibili: i fili si toccano e il gatto rimane fulminato. Per scongiurare incidenti di questo tipo, i fili vanno occultati sotto un tappeto o dietro un mobile; nel caso in cui ciò non sia possibile è meglio disinserire la spina quando il gattino deve rimane a casa da solo, ricordandosi di controllare che il filo non sia stato danneggiato prima di reintrodurre la spina, per evitare un cortocircuito.
La cucina è il luogo prediletto dal gatto, perché in questo ambiente gli vengono preparati i pasti e qui si diffondono odori così allettanti da indurlo ad arrampicarsi per controllare da vicino. Bruciatori della cucina a gas accesi, piastre elettriche e ferri da stiro possono provocare gravi ustioni perché, anche se i gatti evitano di avvicinarsi alle fonti di calore intenso, l'incidente può succedere quando l'animale salta improvvisamente.
L'oblò aperto di una lavatrice è un invito irresistibile a nascondersi, prima di introdurre la biancheria nel cestello, bisogna sempre controllare che questo sia vuoto.
Anche i soprammobili possono essere non solo un danno ma anche un pericolo perché infrangendosi i cocci e le schegge potrebbero ferirlo.
I davanzali delle finestre, i balconi e le logge dovrebbero essere protetti, saltando con slancio eccessivo mentre cerca di acchiappare una mosca o un piccione o semplicemente per curiosità, il gatto rischia una brutta caduta. Nel caso non riportasse conseguenze gravi nella caduta, esso può anche smarrirsi non potendo più fare ritorno a casa.
I medicinali lasciati incustoditi, soprattutto quelli in forma di compresse, sono pericolosi tanto per i gatti quanto per i bambini. La curiosità può spingere l'animale a ingerirli con conseguenze che vanno da un semplice malessere a una intossicazione, che può avere esiti letali.
Essendo amante della pulizia, si lecca spesso pelo e zampe, ingerendo in tal modo le sostanze dannose che vi possono essere accidentalmente presenti. Se si sospetta che il gatto abbia inghiottito o anche semplicemente camminato su sostanze velenose, è prudente rivolgersi subito al veterinario, aspettare i primi sintomi di avvelenamento può essere fatale.
Si dice spesso che tra piante e gatti bisogna scegliere.
Il fatto di masticare le foglie non danneggia solo la pianta: il gatto può intossicarsi gravemente. Non tutti sanno quali siano le più dannose, per cui vi invito a consultare questa dettagliata pagina gentilmente offerta da micimiao.it